giovedì 6 agosto 2015

Boys don't cry

Because boys don't cry. Perché i ragazzi non piangono. Questo cantava Robert. Cantante dei Cure. Personaggio che sembra uscito dalla fantasia dark e malinconica di quel poeta delle immagini che é Tim Burton. Maledetti Cure. Maledetti. Maledetti. Maledetti. Ormai sono tornato in questo stupido hotel. Maledetto anche te, stupido hotel. Senza di te. Me lo devo ripetere. Sembra così strano. Impossibile. Seduto sotto questo portico con un neon da cesso della stazione centrale di Milano sopra la testa, un cane accucciato ai miei piedi che sembra aver capito tutto e le lacrime che mi solcano inesorabilmente la faccia infilandosi nella folta barba. Non sono mente e cervello il problema. Lo stomaco. Le budella. Le viscere. Quelle sì. Si contorcono. Si ribellano. Incazzate. Non so perché ne parlo. Forse ne ho bisogno. Forse devo vomitare tutto il veleno. Forse é un modo per riviverti. Ancora. Forse é un modo per riaverti vicino. Ancora. Forse é un modo per sentirti mia. Ancora. Sono strano. Devo essere pazzo. Parlo solo adesso. Parlo solo del dolore. Parlo solo di questo giorno orribile. Non della nostra storia vissuta intensamente. Senza proclami. Senza il bisogno di gridarlo al mondo. Noi due. Soli. Inseparabili. Lasciamo agli altri il bisogno di raccontare a tutti che sono felici. Forse per ricordarselo a se stessi o forse per cercare di convincersene. Loro. Nuovo giorno. Nuova foto. Nuovo selfie. Nuovo post. Sono felice. La amo. Il mio cucciolo. La mia principessa. Senza di te non vivo. Ovvietà che lasciamo a voi. Non ne avevamo, abbiamo e avremo bisogno. Noi sappiamo quello che é stato. Tutta la sua bellezza. Ora però é il momento più duro. Il lutto. Il lutto? Solito esagerato come sempre diranno i più. Una storiella di un mese durante le vacanze e cosa sarà mai penseranno gli altri. Magari aveste ragione voi. Quanto lo vorrei. Una storia banale? Magari. La verità? La verità é che mi hanno sempre ripetuto che gli opposti si attraggono. Forse sarà pure vero. Ma poi? Per cercare di cambiarsi? Distruggersi? Autodistruggersi? Arrendersi? Noi proprio no. Lei no. Lei non é un'idea campata in aria. Lei mi assomiglia. Nel bene. Nel male. Non del tutto per fortuna. Sua. Mia. Non ha paura di rischiare. Non ha paura del giudizio della società. Non ha paura di sognare ad occhi aperti. Non ha paura a chiedere. Non ha paura a dare. Non ha paura ad amarsi. Non ha paura di amare. Mi ha insegnato a dare il massimo. Mi insegnato a pretendere il massimo. Niente di meno. Lezione importante. Per il futuro che probabilmente non sarà al suo fianco. Non ci sarà mai più nessuno spazio per donne tutto un però... un ma... un forse... un magari... Incistite nell'anima. Incistite nel cervello. Basta! Lei é altro. Lei vive. Lei mi fa vivere. Sono passate non più di una manciata d'ore da quell'interminabile addio. Incazzato. Rabbioso. Perso. Confuso. Per quel suo splendido viso, che amo profondamente, perso nelle lacrime in un ultimo disperato sguardo nei miei confronti attraverso un vetro che probabilmente ci dividerà per sempre. Forse si. Forse no. Vagavo come un moribondo per un aeroporto praticamente deserto. Sguardo perso e lacrime pesanti come macigni. Le ho tenute nascoste perché me l'hai fatto promettere. Promettimi che non piangerai, non potrei sopportarlo. Non piangerò, te lo prometto. Così le ho nascoste. Non é mai stata una stupida questione d'orgoglio maschile. I ragazzi piangono. Eccome. Ma ora? Taxi, mister? Taxi, mister? Are you ok, mister? No, non sto per niente bene. Proprio per niente! Accendo lo scooter nella notte indonesiana. Momento di lucidità. Casco ben allacciato e fari accesi nella notte. Asciugo le lacrime. Ma eccola. Di nuovo lei... la rabbia. Tanta. Viscerale. Rabbia per aver avuto per poco tempo quello che da sempre rincorro. Lei. E poi tolto con una violenza assurda. Lucio cantava il correre a fari spenti nella notte per provare emozioni. Forti. Io ho corso come un pazzo, con le lacrime che mi gonfiavano gli occhi come un pugile suonato, per provare altre emozioni... paura... ansia... timore... terrore... che prendesso il sopravvento. Per cercare di dimenticare quello che stavo provando. Quello che stavo perdendo. Quello che ho perso. Sto male. Starò male. Chissà quanto. Chissà per quanto. Ora farei praticamente tutto per riaverti al mio fianco. Ma continuo soltanto a ridere. Nascondendo le lacrime nei miei occhi. Perché i ragazzi non piangono. Boys don't cry. Boys don't cry.

Backpack and Beard... Bandar Udar Airport, Indonesia... Stay tuned!


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