lunedì 4 maggio 2015

War Remnants Museum

Il War Remants Museum non é un museo. É luogo della memoria. É pugno nello stomaco. É acceleratore d'emozioni. É specchio delle proprie paure. Ho faticato tantissimo a scrivere queste due righe. Tantissimo. E sono convinto che sia uno dei miei peggiori post di sempre. Castrato dalle emozioni provate. La rabbia contro l'invasore. L'empatia con chi ha sofferto. Con chi soffre ancora. Mi hanno accecato... confuso... annebbiato... innervosito... Ma da ieri qualcosa é cambiato. Un nuovo punto di vista. Ho incontrato un americano. Arizona. Un viaggiatore. Un incontro casuale. Come tanti ce ne sono stati. E tanti ce ne saranno. La domanda che ci siamo posti é perché nonostante la violenza delle immagini e delle parole le guerre continuano ad esistere? Perché la gente non s'incazza? Perché non si scende più in piazza in massa? Perché si accetta passivamente che la guerra debba far parte del nostro quotidiano? Forse non abbiamo trovato la risposta. Decisamente no. Ma forse un primo passo da fare.  Musei come questo non dovrebbero essere ubicati in quel di Ho Chi Minh City. Saigon. Dovrebbero, in questo caso specifico, essere a Washington. A pochi passi dal Campidoglio. A sottolinearne l'importanza. Dovrebbe essere visitato da chiunque ci passi davanti. Da ogni individuo. Da ogni essere pensante. Per ricordarsi ogni giorno il dolore che si é causato nel nome di una Patria. Di un interesse economico. Di un'ideologia. Di una credo religioso. Per creare una coscienza collettiva che possa opporsi agli interessi di pochi. Ogni nazione dovrebbe avere il suo museo della vergogna. Guardarsi e riguardarsi allo specchio. Gli orrori. Le conseguenze. Il dolore. Prendersi quotidianamente uno schiaffo in pieno volto. Per non dimenticare. Per far si che non succeda ancora. Mai più. Una speranza. Un'utopia. Un'idea. I'm a believer. (I hope) I'm not the only one.

Backpack and Beard... Ho Chi Minh City, Vietnam... Stay tuned!


Nessun commento:

Posta un commento