Champasak Province. Pakse il capoluogo. Rappresenta un luogo di passaggio. Il confine con la Thailandia a distanza di pochi passi. Le isole, le famose quattromila immerse nel Mekong, come miraggio a sole due ore di distanza. La Provincia. Suburbia. Luogo non luogo. Poco da fare. Poco da vedere. Sentire fisicamente il lento scorrere delle ore. La desolazione di una città oggettivamente brutta. Mi dispiace. Mercato centrale interessante. Enorme. Vero. Nessuno spazio per tamarrate per noi turisti. Riso, concime, frutta, verdura,... Poi nel e dal nulla individui a bordo di lamborghini color oro e ferrari rosso fuoco. Creando stranissime combinazioni. Di fronte il solito Mekong. Lasciato solo. Mai messo in valore. Abbandonato al suo lento ed inevitabile scorrere verso sud. La Cambogia come obiettivo. La fortuna di aver incontrato belle persone. Interessanti. Forse di più. Poi Paksong. Il naturale contraltare campagnolo. Dipinta con il verde della vegetazione e il marrone delle strade sterrate. Le stanche note di Johnny Cash. The Man in Black. Ci starebbe di un bene. Campagna. Vera. Dura. Birra. Molta. Karaoke. La pioggia. Finalmente. Quel brivido che solo il freddo ti sa dare. Momento raro. Bello. Intenso. Apprezzato. La possibilità, per chi dispone di un fisico integro, di scoprire il cuore pulsante del commercio del caffé made in Laos. Fisico integro... scooter... non é ancora arrivato il momento. Arriverà. Presto spero. Qualche immagine... e poi di corsa in Vietnam. Le due anime della provincia. Della bassa.
Consiglio barbuto: Jasmin Restaurant. Indian Cuisine. Pakse. Prendo spunto dalla Lonely Planet... Could this simple hole-in-the-wall be the best Indian restaurant in Laos? La mia risposta alla loro domanda é positiva. Wow!
Backpack and Beard... Pakse and Paksong, Laos... Stay tuned!