sabato 25 aprile 2015

C⊙L⊙RS / Dirty South

Champasak Province. Pakse il capoluogo. Rappresenta un luogo di passaggio. Il confine con la Thailandia a distanza di pochi passi. Le isole, le famose quattromila immerse nel Mekong, come miraggio a sole due ore di distanza. La Provincia. Suburbia. Luogo non luogo. Poco da fare. Poco da vedere. Sentire fisicamente il lento scorrere delle ore. La desolazione di una città oggettivamente brutta. Mi dispiace. Mercato centrale interessante. Enorme. Vero. Nessuno spazio per tamarrate per noi turisti. Riso, concime, frutta, verdura,... Poi nel e dal nulla individui a bordo di lamborghini color oro e ferrari rosso fuoco. Creando stranissime combinazioni. Di fronte il solito Mekong. Lasciato solo. Mai messo in valore. Abbandonato al suo lento ed inevitabile scorrere verso sud. La Cambogia come obiettivo. La fortuna di aver incontrato belle persone. Interessanti. Forse di più. Poi Paksong. Il naturale contraltare campagnolo. Dipinta con il verde della vegetazione e il marrone delle strade sterrate. Le stanche note di Johnny Cash. The Man in Black. Ci starebbe di un bene. Campagna. Vera. Dura. Birra. Molta. Karaoke. La pioggia. Finalmente. Quel brivido che solo il freddo ti sa dare. Momento raro. Bello. Intenso. Apprezzato. La possibilità, per chi dispone di un fisico integro, di scoprire il cuore pulsante del commercio del caffé made in Laos. Fisico integro... scooter... non é ancora arrivato il momento. Arriverà. Presto spero. Qualche immagine... e poi di corsa in Vietnam. Le due anime della provincia. Della bassa.

Consiglio barbuto: Jasmin Restaurant. Indian Cuisine. Pakse. Prendo spunto dalla Lonely Planet... Could this simple hole-in-the-wall be the best Indian restaurant in Laos? La mia risposta alla loro domanda é positiva. Wow! 

Backpack and Beard... Pakse and Paksong, Laos... Stay tuned!

Pakse
Peggio dell'Uovo a Chiasso
Qua il Milan fa ancora parte dell'élite

Vi dichiaro marito e moglie
Fast and Furious VIII Pakse
Barber Shop
Mai sfidare la potenza di fuoco del Laos


More than local
Paksong



Piove senti come piove
Next stop Vietnam

venerdì 24 aprile 2015

N.d.R. Tutta la notte il karaoke

Alla fine bisogna nutrirsi. Cibarsi. Buttar giù qualcosa. Bisogno fisiologico. E questo anche se fuori fa buio, piove come da doversi preparare a costruire un'arca e non hai la minima idea di dove ti trovi. A coronare il tutto l'orario da merenda. Sono solo le 17:30. Roba da calza in spugna bianca e sandalo in pelle. Roba da Weltmeister. Roba da tedeschi. A pochi passi da quella che chiamerò casa per due notti... agognate urla al cielo. Il Karaoke. Inevitabile come la morte. Il Laos rimane una repubblica democratica del popolo fondata su pilastri come la birra e il karaoke. Cucina aperta. Omelette façon Laos (un buon Piano B se il menù é indecifrabile, ndr) e solita zuppa noodle troppo piccante. Nonostante il preventivo "no spicy". Una pepsi per digerire. Con Sergio Ramos che mi fissa dalla lattina. Ciao Sergio. Tu si che fai fatica. Neanche il tempo di ordinare ed il primo "Where are you from?" arriva puntuale come le tasse. E arriva accompagnato dall'inevitabile bicchiere di birra e ghiaccio. Da bersi a fiato. Tradition oblige. Ad offrire una persona importante. Tutti devoti. Salutato come il Papa. Offro a mio turno. Il mimimo. Siamo a quota quattro. In una ventina di minuti. Birra da 0,66. E ghiaccio. Tanto ghiaccio. Mi saluta. Atteso chissà dove. Ci andrà in auto. Scelta responsabile. Magari tirerà sotto qualche turista. Ricordi. Dolori. Finisco di mangiare a fatica la zuppa. Altro giro e altro invito. Ed altra birra. Invito ufficiale al tavolo arcobaleno. Gay friendly. Tavolo ballerino. Gruppo compatto. Mi domandano: uomini o donne? Decisamente donne. Sicuro? Credo proprio di sì. Finalmente mi presentano le ragazze. Gelosoni! La birra continua a scendere come un fiume in piena. Non tarda ad arrivare nel mio malandato stomaco anche il famigerato LaoLao Whiskey. Maledetto. Cerco l'approccio. Male. Malissimo. Tecnica vitellone durante ferragosto in Riviera. Fallimento su tutta la linea. Se ne vanno. Spero non per il mio essere vitellone. Non é per quello. Abbracci e baci. Da alcolica prostituta passo all'ultimo tavolo prima di svenire. L'invito arriva da Neymar e i suoi fratelli. Giovanissimi fedeli ad un parrucchiere con gravissimi problemi di bipolarismo tossico. Un giorno si droga e l'altro beve. Una serie di acconciature da far invida al già citato numero undici blaugrana. Biondo, creste, disegni, stelle,... troppo. Veramente troppo! Ultimo LaoLao. A fiato. Come sempre. Saluto. Schiaffo cinque alti. Cammino. Barcollo. Bestemmio. Vomito. Dormo. Sono le 22:00.

Consiglio barbuto: se decidete di giocare al loro tavolo é meglio che sappiate che le regole le fanno loro. Se ti riempiono il bicchiere di Beerlao lo devi bere al fiato. Se ti offrono del LaoLao Whiskey devi berlo a fiato. Tempi e modi. Decidono loro. É come essere attorniati da sette Michele Montereale. E chi lo conosce sa che non hai scampo. Finirà comunque male. Killer.

Backpack and Beard... Paksong, Laos... Stay tuned!

Canta che ti passa

giovedì 23 aprile 2015

Radio Cronauer / Săwngthăew's Flavor

Gooooood Morning, Laos!

Săwngthăew. Nome impronunciabile per un mezzo di locomozione assurdo. Non vedrete molti turisti a bordo di questi trabiccoli. Se non per farsi i quindici minuti che li dividono dalla stazione dei bus al loro hotel in centro. Visto che sono uno delle persone peggio organizzate del mondo, perdendomi spesso per le campagne, c'ho passato svariate ore. Compagni di viaggio sono sempre gli stessi. Pacchi di ogni genere, galline incazzate con il mondo intero, bambini affascinati dall'uomo bianco con la grande barba, signore in carne che mangiano quantità industriali di cibo (12kg tra fritture miste, uova di quaglia, frutta e cotechini al 100, ndr), lavoratori su cui nutro grossi dubbi riguardanti l'attenzione verso l'igiene personale e giovani studenti dal facilissimo "Where are you from?" seguito da grasse risate. Livello inglese: Antonio Cassano. Donna barese... Questa la ciurma. Al comando di questa ciurma... il Driver. Capitano tra i Capitani. Figura mitologica. Solitamente un ragazzino di una trentina d'anni, secco nel fisico che lo fa sembrare un quindicenne emo con problemi alimentari gravi, sigaretta senza filtro perennemente accesa tra le labbra, cappellino tamarro che neanche la Sweet Years nei suoi anni peggiori, alle spalle almeno 120 gare da professionista tra Formula 1 e/o Rally WRC e una gravissima dipendenza da bevande energetiche locali che mischia regolarmente con della metanfetamina thailandese di bassissima qualità. Questo trasforma il nostro amato Săwngthăew in un proiettile lanciato a velocità supersonica su impervie strade di provincia. Non potendo contare sui freni, staccati dai tempi in cui Maradona dominava il calcio mondiale, il clacson diventa il miglior alleato contro le disgrazie. Insieme al culo (intesa come fortuna, ndr) e preghiere. Tante preghiere. A chiunque. La morte dietro ogni sorpasso... curva... buca... fermata... incrocio... il tempo perfetto per fare bilanci ascoltando buona musica. Il momento perfetto per una nuova puntata di Radio Cronauer. Penna, foglio ed iPod. Con l'aiuto di un amico. Vero. E Hot Flavor. Meglio morire con dell'ottimo rap nelle cuffie.

Non parlerò in questo post dell'amicizia fraterna ed eterna che mi lega a Ivan Manca. Nome e cognome contro ogni malinteso. I.V.A.N. se parliamo dell'artista. Non é il librocuore. Non parlerò delle serate passate insieme in compagnia di troppa vodka. Delle domeniche al CK a chiaccherare della vita. Delle partite guardate insieme. Alla tele nel nostro derby personale Cagliari vs Roma o del piccolo erede con la maglia numero sette del Renens. Delle migliaia di telefonate. Delle mille discussioni su Toni ed Immobile. E il suo Liverani. Degli aperitivi con le "nostre ragazze". Brand New Clan, of course. Voglio solo ringraziarlo per il suo blog, hotflavor.blogspot.com, che mi ha fatto conoscere una serie d'artisti (artisti non solo canzoni, ndr) una manciata di mesi prima di chiunque altro. Ragazzino aspettavo Aelle. Alleanza Latina. Ogni mese. Ponte Chiasso. Edicola. Back inna days. Le novità erano Bassi Maestro e gli Otierre. I graffiti come contorno. Gli anni passano. Ora la classifica di Hot Flavor. E questo ogni dannato mese. Lavoro immane. Lavoro appassionato. Lavoro competente. Parliamo di gente come Drake, A$AP Rocky, Meek Mill, Rick Ross e il mio preferito da sempre, Mr Wonderful aka Action Bronson. That's fucking delicious! Questo il mio tributo. Ad un artista. Ad un amante della buona musica. Ad combattente. Ad un maestro. Ad un amico. Ad un fratello. Merci Hot Flavor! Merci Ivan! Merci Bro!

1.  Easy Rider Action Bronson
2.  Diced Pineapples Rick Ross
3.  Hold On We are going Home (Remix) Drake
4.  Blocka Pusha T
5.  Pills N Potions Nicki Minaj
6.  My Nigga YG
7.  Bands make a Dance (Remix) Juicy J
8.  Fashion Killa A$AP Rocky
9.  Freaks French Montana
10. Maybach Curtains Meek Mill
11. The New Generation Kid Ink
12. No Type Rae Sremmurd
13. Compton Kendrick Lamar
14. Birthday Song 2 Chainz
15. Gullible Wale
16. Los Awesome Schoolboy Q
17. 773 Love Jeremih
18. Bitchez J. Cole
19. Take Yo Bitch Ace Hood
20. I don't sell Molly no more (Remix) iLoveMakonnen
Special track Quand le soleil vient I.V.A.N.* (http://youtu.be/euBP0a2sxBg)

* je sais que t'aurais bien aimé une autre de tes chansons, une nouvelle comme Poulet Pané, mais au final c'est ma chanson! C'est Av. Mont-Blanc 1! C'est les nuits lausannoises! C'est les fêtes chez moi! C'est le temps que j'ai passé avec toi! Avec la Famille! C'est mes potes du Tessin qui chantent le refrain! Merci! Et... y quando llega el sol... me siento bien... me siento biennnnn!

Backpack and Beard... On the Road, Laos... Stay tuned!

Pimp my Săwngthăew

C⊙L⊙RS / Seconda stella a destra

Questo é il cammino e poi dritto fino al mattino. Poi la strada per Don Det la trovi da te... una delle 4000 isole... bagnata da quell'immenso serpente d'acqua che é il Mekong... profondo Sud... al confine con la Cambodia... caldo infernale... campagna secca... bungalow vista fiume... probabilmente non sarà l'Isola che non c'é sognata da Edoardo Bennato. Quasi sicuramente no. Ho il riletto il testo con attenzione. Estrema attenzione. Niente. Alcun verso su eventuali pizze dall'origano estremamente particolare a prezzi stracciati o pessimo whiskey locale venduto all'ettolitro. Maledetto LaoLao Whiskey.

"LaoLao Whiskey is the Devil himself" cit. H.B.

Ma é un luogo che, nonostante tutto, ti permette di rifiatare. Attenti all'invitante afterparty con chiusura alle undici. Di sera. PM. Casa anziani. Tristezza. Un'isola che non ti chiede niente in cambio. Non ti chiede di partecipare alla sua vita. Non ti chiede di visitarla a tutti i costi. Non ti chiede di essere il turista perfettino dalla macchina fotografica sempre pronta. Non ti chiede di fare comunella con il resto della combriccola. Vivi e lascia vivere. Il mantra. Complice l'infortunio alla spalla ho passato le mie lunghe, a volte piacevolmente interminabili, e caldissime giornate tra la piscina e... la piscina. Piscina che si presenta come un miraggio. Venti. Venticinque minuti di traversata nella desertica isola di Don Det. Campi aridi. Il caldo atroce. La sete. Le allucinazioni. Gli avvoltoi. Ok, sto esagerando un po' troppo. E poi lei... Finalmente! Oasi moderna. Fatta di sdraio e acqua azzurra. Nessun tour organizzato... nessun tuk tuk... nessun giro in barca... nessun delfino... nessuna cascata... nessuna biciclettata... se non per andare in piscina, of course. Al mio fianco un gruppo pigramente unito. I 40° gradi a farci da compagnia. La campagna come sfondo. Come spesso in questo lungo viaggio la differenza la fanno le persone. E a questo giro mi é andata proprio di lusso. Al fianco esseri umani estremamente interessanti. Mai banali. Asger (ormai trasformato in vitellone da riviera romagnola, ndr), i più volte incontrati Fraser e Hannah, la piacevolissima novità Chiara e Gianluca, poi Stanley e Jürgen. Gli ultimi due appartengono al mondo animale. Cani. Nazioni diverse... stessa voglia di fare poco. Pochissimo. Nulla. Meno di nulla. Chiacchere e risate. A mollo per interi pomeriggi. Anche con la clavicola sbriciolata. Riabilitazione tra sole e piscina. Alla Sandrino Nesta. E i suoi sei mesi a Miami ad ogni infortunio. Infortuni invernali. Bello e furbo. Il Sandro. Bellezza che appartiene anche a Don Det. Ciao Don Det. Grazie di tutto. Io lo so che non sei un'invenzione. E neanche un gioco di parole. Se ci credi ti basta. Perché poi la strada la trovi da te. Vai Edoardo. Armonica a tutto spiano. Don Det... l'Isola che non c'é. C'é.

Consiglio barbuto: fatevi coinvolgeresenza remore dall'incedere lento di questo luogo. Nessuno vi corre dietro. Nessuno vi giudica. Nessuno vi indica. Ecco magari spendeteli due denari per l'aria condizionata. Sauna finnica. E soprattutto non mi toccate il salvagente rosa. Gianluca ne é ossessivamente geloso. Think pink.

Backpack and Beard... Si Phan Don, 4000 Islands, Laos... Stay tuned!

Decisamente meglio dell'ospedale
Don Det Downtown
Eppure mi ricorda qualcosa
Niente Morbio Superiore
Polenteria a 40°
Country Road take me Home

The place to be
In verde é Gary Payton, ca%#o
Mekong
(Picture by Asger - chef and photographer)
Sunset on the Mekong
E poi ti trovi un giovane finnico che ti dorme nella tua amaca, vabbé
Livello decorazione: Blood and Honour Varese
I miss you so much, my only love

Romanzo Criminale

Addentato l'ultimo boccone di quello che fu uno splendido panino tostato con pollo grigliato alla perfezione abbinato a verdure di stagione... mi accingo a salutare Libano per un'ultima volta. Sì... l'ultima. Mi domando solo se mi mancheranno il suo incedere lento e il suo continuo lamentarsi. Lamentarsi. Sempre. Comunque. Minuto. Baricentro basso. Cafone vero. Sguardo che non si abbassa mai. Fierezza magrebina. Grandeur francese. Ancora. Che importanza ha ormai. Da lì a poco saremmo partiti tutti quanti. Muto, Steroide e pure Birmano. Il primo a lasciare la banda dopo Libano sarebbe stato il sottoscritto. Sfregiato il soprannome. Sfregiato il corpo. L'incidente ricordo fresco fresco. La banda si scioglie. Per sempre. Saluto per primo. Abbracci. Baci. Auguri. Inutile. Mi mancheranno quei ragazzacci. Così strambi. Così inadeguati. Così diversi. Così deboli. Così dannatamente vivi. Trasudano realtà. Vita. Saluto Steroide. E il suo sogno. Una casa in campagna. I suoi amati frutti. Mango. Papaya. Ananas. Sapori di Thailandia. Insegnare. Inglese. Materie tecniche. Maledetta spugna. Così curioso. Oltre ogni limite. Il tuo libro di grammatica thailandese appoggiato sul tavolo da basso. La tua penna nuovamente dimenticata chissà dove. Dimenticare la Tasmania. Vivere. Dimenticare vivendo. Perché non ho più vent'anni. Lo sento ancora nella mia testa mentre me lo ripeti per l'ennesima volta. Maledetto Steroide. Mancherai. E mancherai anche tu Muto. Ventiquattro ore senza proferire verbo. Sguardo di uno che ne ha viste un paio nella sua vita. Incubi la notte. Urla nel sonno. Perché? Parlami maledetto Muto. Mai. Lineamenti fieramente indio. Capello nero corvino. Occhio nero pece. Pelle bruciata dal sole. In disparte. Muto. Appunto. Poi il Real Madrid. Poi James Rodriguez. Poi la Colombia. La tua Colombia. Così lontana dagli occhi. Così vicina al cuore. Così presente nel tuo modo cantato di parlare. La tua gentilezza. Il tuo ritrovato sorriso. Il saper così poco su di te. Carlos. Colombia. Fùtebol. Poco di più. Peccato. Un abbraccio. Suerte Muto. E fortuna ne avrai bisogno anche tu Birmano. Il Capo. Naturalmente Capo. Età. Gesta. Vissuto. Carattere. Ascendente. Capo. Ti avremmo seguito in capo al mondo. Tra le fiamme dell'inferno. Figurati per una cena in periferia. Leggenda o realtà. Tutto si mischia. Scappare di corsa da un Paese che ti strozza. Ti soffoca. Che ammazza. Perdendo la gioventù. Poi l'Australia. La terra promessa. La droga. Tanta. Troppa. Trappola. Ritormo alla casella prigione. Quindici. Gli anni. Ricominciare di nuovo. La Thailandia. Pattaya. Il Bar. Le ragazze. Un coltello. Un solo pensiero. Scappare. Scappare ancora. Per poi perdere di nuovo tutto. Proprio lei. Sinonimo di rinascita. Una donna. Una moglie. Amata. Ora peggior nemica. I soldi contati e la fatica accumulata. Eterno sali e scendi. A ricordarlo i tatuaggi di una vita. Specchio d'inchiostro su pelle. E quello sguardo che alle volte si perde nel vuoto. Lontano da qui. Lontano da tutto. Da tutti. Mi mancherai Birmano. Mi facevi sentire così piccolo. Potrei starti ad ascoltare per ore. Come davanti al camino a Natale. Non ci siamo salutati. Riposavi. Il caldo. L'attesa. Troppo il rispetto. Ti ho lasciato un biglietto. Inutile. Un nome. Un cognome. Un indirizzo. Un grazie. Mancava l'anima. Uiiona volta c'era. Per quarantotto ore. C'era una volta la Banda della Magliana. A Vientiane.

Il caso. Un dormitorio ci ha riunito. Magari un giorno ci rincontreremo. In giro per il mondo. Sorseggeremo whiskey come ai tempi della banda. Roxy Bar. Chissà... O forse no. Ognuno a rincorrere i suoi guai. Ognuno con il suo viaggio. Ognuno diverso. Ognuno, in fondo, perso per i cazzi suoi.

Backpack and Beard... Vientiane, Laos... Stay tuned!

Il Birmano

sabato 18 aprile 2015

La Grandeur Française

Ok... Trekking, villaggi sperduti, tubing, incidenti e sbronze moleste... tutto bello... però quando ci parli della perla in stile coloniale del Sudest asiatico e della capitale dai connotati francesi? Luang Prabang e Vientiane? Quando? Sempre dietro a scrivere di cazzate. Ok. Volevo lasciar perdere. Premesso che non ho nulla contro il popolo francese... anzi... l'immensa simpatia che provo per Angelique (compagna del mio fratellino, ndr)... la riconoscenza eterna a David per quel rigore nella notte di Berlino... l'eterno e devoto amore per sua immensità Jean Pierre Papin... amo la Francia e i fatti elencati sono lì a dimostrarlo. Ma in questo caso il "too frenchie" ha rovinato la mia visita a queste due belle e sponsorizzate cittadine. Ragazzi se voglio traffico incasinato, bar à vin, pasticcerie, bobo, baguettes, riproduzioni della Tour Eiffel, dozzinali maglie di Zlatan, puzza sotto il naso postcoloniale e la lingua dolce di Zola prendo un treno da Lausanne e vado a Parigi. No? Ma ho promesso a Scott, personaggio tanto strano quanto irritante nell'incapacità di prendere mezza decisione, che sarei stato comunque gentile. Storia di non far incazzare il karma. Tanto ormai. Il karma guidava un pickup bianco e si é visto com'é andata a finire... Quindi ecco le tre esperienze da fare nelle due cittadine tricolore... opss... del Laos.

Luang Prabang

1. completare il trittico bombolone crema, bombolone cioccolata e bombolone marmellata alla fragola. Glicemia a tassi critici. Alta pasticceria. E già che ci siete ammazzatevi a colpi di baguette. Vero pane in Asia. Non capirà spesso. Miracolo vero.

2. Utopia Bar. Un bar perfetto. E su preziosissimo consiglio della splendida Ale (Gatti, ndr) andateci nel pomeriggio per approfittare della pace, dei comodissimi lettini, del panorama sul Mekong e del dolce far niente. Un buon libro come compagno. E per il sottoscritto una cioccolata ghiacciata. Vera cioccolata. Brividi. Momento perfetto. Anche la sera vale la pena. Si trasforma in bar alla moda senza sforare nella cafonaggine. Uno dei miei bar preferiti di sempre. Pollice stramaledettamente su.

3. approfittare della calma della notte per impadronirsi di una Luang Prabang d'altri tempi. Non quella venduta magicamente da Lonely Planet. Camminare a ritmo asiatico per la via principale. Al rallentatore. Splendidi edifici coloniali. Nessun chiassoso wine bar. Nessun negozio di souvenirs made in China. Nessuna agenzia che propone lo stesso tour verso le famosissime waterfalls o qualche Elephant Camp. Solo voi, qualche spacciatore d'oppio, la polizia, l'architettura coloniale e uno splendido silenzio. Back in Time.

Vientiane

1. andarsene da Vientiane

2. andarsene da Vientiane

3. andarsene da Vientiane

Consiglio barbuto: una cosa da salvare ci sarebbe a Vientiane. Il mercatino notturno. Non il solito mercatino. Reparto abbigliamento. Roba da erezione per gli hipster di tutto il mondo. Un turbinio di ananas, triangoli, Mickey Mouse, cervi, banane,... tutto rigorosamente tarocco. Nike, Reebok, Supreme, Huf,... La cosa bella? L'originale non esiste. Tutto inventato. Pezzi unici. Chiaramente, siamo in Asia, le taglie vanno dalla XXXS alla S. Come protesta a nome dell'associaziome I.C.S.V.M (In Carne Si Vive Meglio) andrò in giro a petto nudo per le prossime due settimane. Dopo Femen... Omen. E che Omen.

Backpack and Beard... Luang Prabang and Vientiane, France... Stay tuned!

French Touch in Vientiane

Under my Umbrella... Ella ella... eh eh eh...

Te vuru la bicicleta? Mo pedala...
Italians do it better! Where?
L'Isola dei Nuraghi / Luang Prabang
Ai Caponi / Vientiane

Gambe all'aria

Mancavano 10 maledetti km. Poi quella curva. A sinistra. A destra ghiaia. E poi il vuoto. Come ce ne sono tante. Vedo arrivare il camioncino. Rallento. Vedo un pickup bianco alla mia sinistra. Supera in curva? Davvero? Siamo in Laos... succede. Mi allargo. Non ci passa. Mi costringe ad uscire di strada. Mi butta fuori! Slitto sulla ghiaia. Alla Pedrosa nei suoi primi circuiti di MotoGP. Foga sportiva la sua. Sfiga la mia. Vedo il vuoto. Mi decido. Devo assolutamente frenare. Cerco di appoggiare lo scooter sul fianco per causare meno danni. Mi trascina con lui. Sono a terra. Botta. Dolore. Il pickup non si ferma. Ma ho la targa. Due simboli. Tre cifre. Cinque. Otto. Nove. Impresse. E poi quella scritta in cinese. Quei simboli. La bandiera rossa. Le stelle gialle. Maledetti cinesi! I ragazzi sul camioncino si fermano. Vomito. Caricano me e il miracolosamente illeso scooter. Vomito. Di nuovo. Mi portano all'ospedale di Nakai. Cinque donne. Due bimbi. Un paziente. Ospedale di campagna. Aspetto la dottoressa. Sta allattando. Mi medicano. Mi cibano. Mi coccolano. Tutto per meno di cinque franchi. Alla faccia della franchigia. Solite domande da parte della dottoressa... nome... cognome... età... nazionalità... l'incidente... dolori... se sono sposato... cosa ne penso delle ragazze Lao (un gran bene, ndr)... se penso di tagliarmi la barba... Diagnosi incerta. Bisogna tornare a Thakhek per le radiografie. Casella di partenza. 100km. Probabile frattura alla clavicola. Ambulanza? Impossibile. Rimane il problema scooter. Devo riportarlo in città. Scelta incoscente all'orizzonte. Mi faccio dare tutti gli antidolorifici presenti nel dispensario. Alcuni datano 1947. Fatto come neanche ad un Energy con dj Snowman negli anni novanta prendo la decisione. Guiderò fino a Thakhek. Vogliono fasciarmi il braccio al petto. Roba da fighetti. Roba da tedeschi. Roba da Kaiser Franz. Niente fasciatura. Ho bisogno di quel braccio per correre. Corro come un folle. Sento contorcersi le mie budella. Ho male anche all'anima. 100km. Una pausa. Anzi no!

Capodanno... la gente ti ferma per strada... ti abbraccia... ti riempie d'acqua... maledetti gavettoni... maledetto capodanno... loro non sanno... Arrivo all'ospedale bagnato fradicio. Alla reception, sotto il cartello Salle d'attente Urgences, il tirocinante mi fa capire che non sono il benvenuto, che non sa dove sia l'ospedale e che sono pieni di lavoro. Dopo aver utilizzato tutti i Santi presenti in otto paradisi differenti mischiandoli sapientemente con gran parte degli animali, soprattutto il buon vecchio porco, della vecchia fattoria del caro zio Tobia... spiego all'idiota cosa mi é successo e che se non mi faceva entrare probabilmente l'avrebbero usato alla facoltà di medicina di Vientiane come cavia nel corso di lesioni interne mortali causate da vari corpi contundenti. Sono in lista d'attesa. Quando il primario mi chiede se parlo francese comincio a lacrimare sangue. Miracolo. Radiografia. Frattura. Non completa ma frattura. Due medicamenti e una fasciatura. Non sono convinto. Prenoto la miglior camera in città. Piangere nel lusso. La decisione é presa. Dopo 24 ore prenderò un bus direzione Vientiane. 7 ore di viaggio. La clinica francese come obiettivo primario. Cocktail di farmaci nello stomaco. Un americano come spalla. Diagnosi confermata ma mi viene imposto il famoso zainetto... Dalle due alle tre settimane di stop. Niente sport mi raccomando. E chi aveva mai pensato di fare dello sport? Mi sento rassicurato. Dolorante decido che nulla mi fermerà. Mi do 48 ore di riposo condite da ottima cucina italiana. Pizza ieri... Pasta oggi... Ristorante Ai Capone. Proprietario italiano... Cuoco italiano... Pizzaiolo napoletano... Napoli is not Italy. Scelgo un dormitorio. Gruppo compatto. Gente giusta. Gente strana. Mi aiuta. Mi sostiene. Rimedi naturali in balcone prima di dormire. Niente tabacco. Jah bless. Finalmente dormo. Sogno. Sogno il grande Sud... Sogno le 4000 isole... Ci arriverò. Ammaccato ma ci arriverò. Eccome se ci arriverò. Unstoppable. Nonostante tutto.

Consiglio barbuto: non andate alla polizia... non serve a nulla. Cinque poliziotti e due bottiglie di whiskey LaoLao. Al terzo "sicuro di voler fare la denuncia?" ringrazi per il tempo concesso e auguri un buon anno. ACAB.

Backpack and Beard... Vientiane, Laos... Stay tuned!


99 Luftballons

venerdì 17 aprile 2015

N.d.R. Happy New Year

Bun Pi Mai. Il capodanno. Si festeggia. Cosa serve? Un bel pickup, installarci una piscina in plastica sul retro, farci montare almeno una quarantina di persone, armarle di pistole ad acqua, comperare l'ultimo cd di musica dance thai, BeerLao come se non ci fosse un domani e via per le strade del centro. Un delirio d'acqua e birra. Passarlo in provincia trova tutto il suo senso quando la popolazione locale t'invita a festeggiare con loro. Bellissima giornata. 

P.S.: last day with Rick and Guido. Trekking, Pregnant Village, Tubing and now celebrate the New Year Eve... was a really pleasure to know you. Good luck for the future and see you (and yours sisters) in Holland. Hartelijk Dank.

Backpack and Beard... Thakhek, Laos... Stay tuned!

The A Team: Rick, Guido, Olivia and me



15:30 wet, drunk and fucking happy

(thanks Rick for the selfie)

domenica 12 aprile 2015

Tube Drink Sleep Repeat

Vi basta se vi dico che per cinque interminabili giorni mi sono divertito come un bimbo con grossi problemi d'obesità buttato in una fabbrica di dolciumi? Roba da Willy Wonka. Umpa Lumpa. Non mi nasconderò dietro un dito... dopo settimane nel Nord del Laos tra trekking che hanno messo a dura prova il mio fisico malandato e splendidi villaggi abbandonati da qualsiasi tipo di viaggiatore era il momento di aprire le danze! Direzione Vang Vieng. Patria incontrastata dell'ignoranza festivaliera made in Laos. Gentilmente spalleggiato dai fidatissimi membri del gruppo trekking, gli olandesi Rick e Guido. Ma anche da un sorprendente Asger, persona squisitamente timida, per un'ultima pesantissima ed insonne nottata. Made in Danemark. Per far parte della piccola comunità di Vang Vieng non vi serve moltissimo. La lista é corta. Cortissima. Eccola... costume da bagno, canotta assortita per rispetto al popolo Laos non abituato alla nudità (tranne per i quattro inglesi rimbambiti tutto muscoli e zero cervello alla Geordie Shore, ndr), qualche centinaio di migliaia di kip, camera d'aria di un camion e una voglia matta di divertirsi. Il programma ancora più semplice... bars and tubing. Stop. Piccolo avvertimento prima di partire... molti i primi (bars) e poco il secondo (tubing). In pratica si scende lentamente un tranquillo fiume per poi fermarsi nei vari bar. Musica, Beer Pong e tanta birra. Troppa. Ok, ma quando il sole cala su Vang Vieng? Tre i bar... Sakura Bar e Kangoroo Sunset. Musica a palla e Beer Pong. Again. Come attirano la clientela? Dalle 20 alle 21 whiskey e vodka gratis. Sì, gratis! E il terzo bar? Rasta Bar. Un classico. O forse no... Alborosie in sottofondo (Nic e Manda vi ho pensato tanto, ndr) e Mushroom Shake. Preferisco non dire altro. Poi tutti a ballare tra Viva e Room101. Ladyboy e Gin Tonic. Poi tutti a nanna. Che il giorno dopo si ricomincia. Tube... Drink... Sleep... Repeat!

Tre i personaggi che hanno marcato indelebilmente il mio soggiorno. Il Re incontrastato di Vang Vieng: l'uomo con i baffi. The Man in the Middle. Eroe tra gli eroi. Semper fidelis. Fedele a tutti i bar del Sudest asiatico. Un sorriso per tutti. Poi la finnica danzante. "Mi hanno messo qualcosa nel bicchiere" il suo slogan. Icona Pop nel cervello svampito. I'm a 90's bitch... I don't careeeee. E last but not least... il mio maestro. Americano come lo sanno essere solo loro. Cowboy vero. Un solo pensiero in testa. Beer Pong (e le donne). Mi ha insegnato tutto dell'arte di bersagliare un bicchiere riempito d'alcol con una pallina da ping pong. Tutto. Per poi superarlo... You'are a fucking sniper, dude... questo il passaggio di testimone. Paolo e Rick. Svizzera e Olanda. Il vecchio e il bambino. Gli imbattibili. Vittoria facile e poi sotto la curva. Il lanciere come esultanza. Andy Van der Meyde. Loro sono i fantastici tre... ma la verità é che potrei parlare di un sacco di persone. I due dj australiani, Mr Chao, il barista olandese, A. (la ritroveremo in un altro post, ndr), del danese highlander (7 giorni di tubing), della svedese più bella di sempre, dell'australiano dalle regole strambe, dal gigante olandese, la sua fidanzata, la coppia di Southampton, della timidissima inglese, della volgarissima inglese, della compaesana dicottenne, dei fantasmagorici sudcoreani, semplicemente Jack, i miei giovani ed intristiti compagni di camera,... tanti... troppi... grazie... Lose yourself to dance! 

Consiglio barbuto: ecco... magari cinque notti sono un po' esagerate! Anche se nei dintorni ci sono bei luoghi da visitare come la Bee Cave e soprattutto la Blue Lagoon. Non solo tubing. Però...

Backpack and Beard... Vang Vieng, Laos... Stay tuned!

C⊙L⊙RS / Tube Drink Sleep Repeat



Rick
Andy Van der Meyde


P.O.V.


Mamma, mi sono fatto un tatuaggio

From downtown
To the Bee Cave

Blue Lagoon
Beef Bacon Chicken Cheese Omelette Onion Vegetables
Mmmmmmmmm
Kangoroo Sunset Crew

Some friends