giovedì 23 aprile 2015

Romanzo Criminale

Addentato l'ultimo boccone di quello che fu uno splendido panino tostato con pollo grigliato alla perfezione abbinato a verdure di stagione... mi accingo a salutare Libano per un'ultima volta. Sì... l'ultima. Mi domando solo se mi mancheranno il suo incedere lento e il suo continuo lamentarsi. Lamentarsi. Sempre. Comunque. Minuto. Baricentro basso. Cafone vero. Sguardo che non si abbassa mai. Fierezza magrebina. Grandeur francese. Ancora. Che importanza ha ormai. Da lì a poco saremmo partiti tutti quanti. Muto, Steroide e pure Birmano. Il primo a lasciare la banda dopo Libano sarebbe stato il sottoscritto. Sfregiato il soprannome. Sfregiato il corpo. L'incidente ricordo fresco fresco. La banda si scioglie. Per sempre. Saluto per primo. Abbracci. Baci. Auguri. Inutile. Mi mancheranno quei ragazzacci. Così strambi. Così inadeguati. Così diversi. Così deboli. Così dannatamente vivi. Trasudano realtà. Vita. Saluto Steroide. E il suo sogno. Una casa in campagna. I suoi amati frutti. Mango. Papaya. Ananas. Sapori di Thailandia. Insegnare. Inglese. Materie tecniche. Maledetta spugna. Così curioso. Oltre ogni limite. Il tuo libro di grammatica thailandese appoggiato sul tavolo da basso. La tua penna nuovamente dimenticata chissà dove. Dimenticare la Tasmania. Vivere. Dimenticare vivendo. Perché non ho più vent'anni. Lo sento ancora nella mia testa mentre me lo ripeti per l'ennesima volta. Maledetto Steroide. Mancherai. E mancherai anche tu Muto. Ventiquattro ore senza proferire verbo. Sguardo di uno che ne ha viste un paio nella sua vita. Incubi la notte. Urla nel sonno. Perché? Parlami maledetto Muto. Mai. Lineamenti fieramente indio. Capello nero corvino. Occhio nero pece. Pelle bruciata dal sole. In disparte. Muto. Appunto. Poi il Real Madrid. Poi James Rodriguez. Poi la Colombia. La tua Colombia. Così lontana dagli occhi. Così vicina al cuore. Così presente nel tuo modo cantato di parlare. La tua gentilezza. Il tuo ritrovato sorriso. Il saper così poco su di te. Carlos. Colombia. Fùtebol. Poco di più. Peccato. Un abbraccio. Suerte Muto. E fortuna ne avrai bisogno anche tu Birmano. Il Capo. Naturalmente Capo. Età. Gesta. Vissuto. Carattere. Ascendente. Capo. Ti avremmo seguito in capo al mondo. Tra le fiamme dell'inferno. Figurati per una cena in periferia. Leggenda o realtà. Tutto si mischia. Scappare di corsa da un Paese che ti strozza. Ti soffoca. Che ammazza. Perdendo la gioventù. Poi l'Australia. La terra promessa. La droga. Tanta. Troppa. Trappola. Ritormo alla casella prigione. Quindici. Gli anni. Ricominciare di nuovo. La Thailandia. Pattaya. Il Bar. Le ragazze. Un coltello. Un solo pensiero. Scappare. Scappare ancora. Per poi perdere di nuovo tutto. Proprio lei. Sinonimo di rinascita. Una donna. Una moglie. Amata. Ora peggior nemica. I soldi contati e la fatica accumulata. Eterno sali e scendi. A ricordarlo i tatuaggi di una vita. Specchio d'inchiostro su pelle. E quello sguardo che alle volte si perde nel vuoto. Lontano da qui. Lontano da tutto. Da tutti. Mi mancherai Birmano. Mi facevi sentire così piccolo. Potrei starti ad ascoltare per ore. Come davanti al camino a Natale. Non ci siamo salutati. Riposavi. Il caldo. L'attesa. Troppo il rispetto. Ti ho lasciato un biglietto. Inutile. Un nome. Un cognome. Un indirizzo. Un grazie. Mancava l'anima. Uiiona volta c'era. Per quarantotto ore. C'era una volta la Banda della Magliana. A Vientiane.

Il caso. Un dormitorio ci ha riunito. Magari un giorno ci rincontreremo. In giro per il mondo. Sorseggeremo whiskey come ai tempi della banda. Roxy Bar. Chissà... O forse no. Ognuno a rincorrere i suoi guai. Ognuno con il suo viaggio. Ognuno diverso. Ognuno, in fondo, perso per i cazzi suoi.

Backpack and Beard... Vientiane, Laos... Stay tuned!

Il Birmano

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