mercoledì 18 marzo 2015

QSVS / Bend it like Rui Costa

Mae Hong Son Stadium, ore 17:30, Partita amichevole

Do you wanna play? Ci penso. Tentenno. 34 gli anni. 34 i gradi. Se mi faccio male. Se faccio figure. Se non riesco a correre. Neanche cinque minuti... inforco il fedelissimo bolide... prima tappa da 7/11 (a breve un meritatissimo post su Seven Eleven e i suoi prodotti, ndr) per il bottiglione d'acqua a 13bath... lente a contatto... di corsa quasi mi cavo un'occhio... da un'occhio sono praticamente cieco... fierissimo, nonostante tutto e tutti, calzoncino dell'unico amore mio... la Maggica... dall'iPod quel "Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore"... ahhh De Gregori... maglietta bianca e logo Run Dmc... calzino abbassato alla Pibe... scarpa Nike spumeggiante da running... running... correre... chi... ma va bene così... Troppo facile. É semplicemente calcio. Calcio. La partita é iniziata. In coro mi dicono che sono con quelli che tengono la maglietta addosso. Il mio fisico alla Thomas Brolin (dedicato ad uno dei miei più assidui lettori ed amico fraterno. Parma non merita tutto questo, ndr) post carriera calcistica ringrazia sentitamente. Where do you play? Forward. Striker. Bomber. Attaccante. Davanti. Nei 16 metri. Sorry, where? You know, like Didier Drogba. Ok, potevo evitarmelo. L'entusiasmo. Mi mettono a centrocampo. Non ti conoscono Didier? Le Philosophe, ti scongiuro, perdonali. Non sanno quello che fanno. Passano una ventina di minuti di uno sport che poco a che fare con il calcio. Piede a martello. Spintoni. Calci più che calcio. Poche idee. E stiamo già sotto di tre goal. Uno a zero. Due a zero. Tre a zero. Una carneficina. Io, il ragazzo con la KWay (che funge da sauna finnica, ndr) e "belli capelli" con la maglia numero 11 della Spagna Campione del Mondo ci guardiamo in giro increduli. Il nostro attaccante ciondola la davanti... Abbiamo lo sguardo di David Luiz quando vede dei tedeschi. Inorriditi!

Poi all'improvviso, dopo un contrasto vinto a metà campo, mi pervade per tutto il corpo uno strano brivido. Freddo. Intenso. Penso. Eccolo: il maledetto infarto. L'età, la forma fisica, il caldo e la disidratazione. Era inevitabile! E penso a quando ero piccolo e tiravo calci ad un vecchio pallone in quel di Lisboa. A quando a nove anni Eusebio, la mitica pantera nera, mi portò al Benfica. A quella maledetta finale. Tragedia greca. Ma aspettate! Sto delirando! O forse no... forse sono solo pervaso dall'espirito santo do Rui Manuel César Costa. Rui Costa... Rui Costa... sono Rui Costa! Dov'é finita la mia maglietta sudaticcia dei Run Dmc? Perché indosso la dieci rossonera. Non tifo neanche il Milan! Mi guardo a destra e non trovo più l'undici thai/spagnolo. C'é un ragazzo dallo sguardo spento ma dal cervello sveglissimo. Andrea. Mi sembra. Da Brescia. O da Mae Hong Son. Sono confuso. Non ricordo. Il ragazzo sulla fascia destra ha tolto quella maledetta KWay e ora indossa una maglia numero sette. Si chiama come l'altro ragazzo. Quasi... Ah sì... non Andrea... Andrji. Sorriso timido e occhio vivo. Davanti un'indiavolato con la maglia numero nove. Sempre al limite del fuorigioco. Sbraccia. Vuole la palla. Tra di noi un ragazzetto con la maglia ventidue. Chiamami giusto Kaka. Cosi mi dice. Ok! Qualcuno dalla panchina urla il mio nome. Un simpatico uomo di mezza età con un sopraciglio ballerino. Rui... Rui... Rui... Attacca lo spazio. Testa alta. Petto all'infuori. Uno due con Kaka. Pallone appena toccato di esterno. Corro leggiadro. Ma dannatamente sicuro. Limite dell'area. Sguardo verso Pippo. Filippo. Il nove. L'indiavolato. Ma all'ultimo... passaggio al timido numero sette. Non sbaglia. Uno a tre. Cross dalla destra. Vado sul primo. Con andamento lento. Due su di me. I centrali. Sono in forma. Hanno paura. Velo. La palla in mezzo alle mie pesanti gambe. Panico. Inaspettato. E dietro? Ancora il sette. Satanaccio di un Andrij. Due a tre. Mi allargo sulla sinistra. Mi arriva quel pallone. Maledetto pallone. Rientro sul destro. Il sinistro mi serve giusto per camminare. Fiero. La rivincita. 3 a 1... 3 a 2... 3 a 3... il pallone gira... non abbastanza. Fuori! Ci svegliamo... noi... loro... altri due... 5 a 2. La fine. Che quindici minuti. Que pena, so 15 minutos!

Non sarò Doumbia. Miglior giocatore con cui abbia mai giocato Alberto Regazzoni. E se lo dice AR34. Real, Chelsea e Bayern in carriera... ah no! Young Boys, Sion e Chiasso mi ricorda Wikipedia. Niente Messi, Cristiano Ronaldo o Levandosky. Vendetta personale contro uno che quest'anno non me ne indovina mezza... vero Mister? Viçosa! Viçosa! Viçosa! Tutti al Grotto. Ma mi arrivano comunque complimenti e pacche sulle spalle. Sorrisi. Un paio di convinti Kap. L'uomo di nuovo in KWay mi saluta da lontano. E poi un dolcissimo... Hey Italian, see you tomorrow... dolci parole. Va bene ma ora scusatemi... vado a morire in pace da qualche parte. Male ovunque. Anche all'anima. Però... Bend it like Rui Costa!

P.S.: oggi sono andato ad allenamento... dopo un'ora di massaggio thai, maschera facciale, terme e pedicure (offerta, ndr)... Manco fossi David Beckham. 

Backpack and Beard... Mae Hong Son, Thailand... Stay tuned!

Ecco cosa e come vedevo dopo un'oretta e mezza di, più o meno, calcio

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